Vale la pena investire tanto tempo, denaro ed energie in Facebook?
In un ambiente che non è nostro e che cambia le regole quando vuole e come vuole senza nemmeno avvisarci?
Cosa ci possiamo aspettare dal Re Mida del social media marketing, quante delle nostre aspettative vengono ogni giorno disattese?
Incuriosita dal titolo e, soprattutto, dal rumor che aveva generato, ho letto il libro (o, se preferiamo, e-book) Fuga da Facebook: the Back Home Strategy di Marco Camisani Calzolari.
Il titolo, a mio avviso provocatorio e mal interpretato da molti, suggerisce non di scappare da Facebook, che lo stesso Marco Camisani Calzolari definisce “una straordinaria opportunità per le aziende di mettere in atto una strategia complessa, la Back Home Strategy”, ma di comprendere come sia il sito web “la vera spina dorsale” e di costruirsi una community proprietaria dove poter ospitare clienti e potenziali clienti, disponendo noi stessi degli strumenti per poter al meglio ospitarli, gestirli, “animarli” e “incanalarli”.
Il punto è: hai i soldi e disponi di personale adeguatamente formato per costruire una community proprietaria?
Perchè se anche la tua azienda rientra nella tipologia più diffusa di azienda in Italia, la Piccola e Media Impresa, al momento non puoi imbarcarti nella titanica operazione di costruirti una community proprietaria (prova a chiedere un preventivo per un lavoro del genere e fammi sapere :D).
Ma puoi aver chiari i concetti più importanti per muoverti nel complesso ambiente social e digitale, comprendendo che “non è tutto oro quello che luccica”, che la tua strategia sui social ha tanto più valore ed efficacia quanto più è integrata in un piano ampio, studiato e “ibrido”… e che, se il tuo sito web non è funzionante e funzionale ai tuoi obbiettivi, non sarà certo Facebook a farti vendere.
Le illusioni del social media marketing: Facebook non è gratis e le persone non ci vanno per comprare
Facebook non è un associazione caritatevole che vuole diffondere amore e amicizia nel mondo: è un’azienda e come tale deve guadagnare dai servizi che offre.
Detto e ridetto, vale la pena di essere ripetuto: Facebook offre uno spazio agli utenti per conoscersi, ritrovarsi e condividere ciò che vogliono, gli utenti in cambio offrono i loro dati, che a sua volta Facebook “gira” alle aziende che vogliono farsi pubblicità in modo mirato (quanto mirato e quanto funzioni, è un altro discorso).
I post delle Pagine aziendali hanno una visibilità media che si aggira tra il 15% e il 17%: devono pagare se vogliono che tutti i fan vedano ciò che scrivono, promuovono e vendono.
Devono essere affiancate da (almeno) un professionista se vogliono raggiungere i risultati che si prefiggono e non lanciarsi in azioni spammose, controproducenti o inutili e quelle competenze vanno pagate.
Facebook, i social in generale, non sono gratis, punto, fine della storia, chi lo continua a credere si sta raccontando una grossa bugia, oltretutto lesiva per la propria azienda.
Un altro punto importante da tenere a mente: nessuno si sveglia la mattina e pensa “oggi voglio andare su Facebook e comprarmi un paio di scarpe nuove!”, perchè Facebook non viene percepito come un ambiente nel quale fare shopping (e nel libro ci sono varie ricerche, molte di Oltreoceano, che testimoniano ciò, oltre al fallimento di chi aveva pensato di aprire un e-commerce interno al social).
Puoi creare e animare una community alla quale offrire sconti e offerte specifiche, puoi stimolare una domanda latente, puoi far conoscere la tua azienda e generare traffico più o meno qualificato verso il tuo sito, ma tentare di vendere in un luogo dove le persone si ritrovano per interagire con altre persone ti farà sentire il “Rosario della situazione” che cerca di rifilare le sue rose in tutti i modi a gente che non vuole comprare nè regalare rose.
Una community non me la posso permettere,ma il sito web?Sta bene, tutto a posto?Sicuro?
Eppure, nonostante ciò, nonostante il fatto che Facebook non ci permetta di fare ciò che vogliamo, non sia il luogo migliore in cui vendere i nostri prodotti e cambi continuamente contesti e regole, è praticamente impossibile non esserci.
Perché, nonostante l’ascesa di nuovi social network verticali (vd. Pinterest o Instagram) sono tutti lì, su Facebook.
Sarebbe splendido poter pensare di guardare a Facebook come ambiente nel quale intercettare persone interessate a ciò che vendiamo per poi portarle a casa nostra, nella nostra community e coltivarcele con le nostre regole e i nostri strumenti, ma, riguardo alle Piccole e Medie Imprese, non credo che i tempi siano maturi per pensare di costruire una community proprietaria, nè che ci siano le risorse per poterlo fare.
Anche perché, per quel che vedo, si fatica ancora a capire l’importanza del proprio sito web; quello che dovrebbe essere il fulcro della nostra attività online, che dovrebbe essere pronto ad accogliere in modo amichevole e confortevole (userfriendly) e i nostri ospiti… si parla già di Web 3.0, ma siamo sicuri che il 2.0 sia stato pienamente compreso e metabolizzato?
Quante aziende non hanno ancora il sito ottimizzato per il mobile? Quante non si sanno ancora presentare al meglio nel digitale?
Quante magari riescono ad intercettare utenti via social e poi li perdono nelle pieghe di un sito web non usabile, poco attrattivo, statico, stanco e non aggiornato?
Forse, prima di pensare a come scappare da Facebook e costruirsi un mini-Facebook tutto nostro e personalizzato, dovremmo fare un passo indietro: vedere questo social come un ambiente che ci consente di incontrare, avvicinare e “coccolare” persone interessate a ciò che offriamo, per poter loro offrire uno spazio accogliente dove conoscerci meglio e sì, forse comprare.
Dovremmo imparare a vedere Facebook e tutti i social che intendiamo presidiare come canali aggiuntivi per una strategia ben delineata, che comprende altri canali, altri strumenti, che mette al centro il nostro sito web e si integra con i nostri progetti promozionali, online e offline.
Non serve scappare da Facebook.
Serve capire che la semplice e sola nostra Pagina Facebook, con i suoi 4 post messi in croce e senza nessuna strategia alla base, porta a poco.