Mi sono capitate un paio di cose interessanti negli ultimi giorni, cose che ti fanno capire che, nonostante la maggior parte delle aziende vogliano essere in Rete senza minimamente capirne le dinamiche, ce ne sono altre che hanno compreso in modo eccezionale le potenzialità del Web, dei social network, delle coltivazione di relazioni.
E lo dimostrano nei piccoli, grandi gesti quotidiani.
Ikea, l’azienda “socialmente illuminata”
Ikea, la multinazionale di origine svedese che vende mobili ed oggettistica per la casa.
Ikea è un lovemark.
Una di quelle aziende che non ti vendono solo oggetti: ti vendono sogni, speranze, emozioni e sanno farsi amare.
Dunque, io mi seguo da un pezzo Ikea nella sua pagina Facebook, perché é un esempio meraviglioso di ciò che andrebbe fatto nel web 2.0.
Ikea, su Facebook parla ai suoi clienti e con i suoi clienti, fa domande, tocca le leve più profonde della nostra umanità, rimandando continuamente a concetti “sensibili” e “sensibilizzanti” quali la famiglia, il relax, il cambiamento ed il risparmio.
Un’amica mi segnala una nuova iniziativa di Ikea;
il Manifestodelcambiamento, una dashboard dove chiunque può scrivere un pensiero, la sua idea di cambiamento e poi eventualmente, twittarla con l’hashtag #spazioalcambiamento e condividerla.
L’iniziativa mi piace, twitto il link con commento positivo.
Venti minuti dopo, Ikea mi scrive, ringraziandomi e chiedendomi se anch’io ho contribuito al Manifesto del Cambiamento.
Analisi rapida:
- Io non avevo menzionato Ikea
- Io non seguo Ikea
- Ikea non segue me
- Io non ho usato l’hashtag #spazioalcambiamento
Ikea (che avrà trovato il mio tweet con il suo buon strumento di monitoring..ma lo si può fare anche con Socialmention, per dire), la multinazionale, mi scrive, mi ringrazia.
Ikea mi ha fatto sentire ascoltata, considerata e, ovviamente, sono andata a scrivere subito qualcosa sul Manifesto del Cambiamento.
Ah sì e ho aumentato il mio pensiero positivo nei confronti di Ikea (che, può essere, si tradurrà in acquisti).
LastMinute.com: il tweet giusto al momento giusto
Stamattina avevo dei seri problemi a svegliare i miei neuroni.
Così twitto la piccola tragedia.
Tempo pochi minuti, mi scrive LastMinute.com (piattaforma che offre viaggi nel mondo low cost), proponendo, in modo simpatico e decisamente pertinente, un week end fuori low cost.
Ora, io non seguo LastMinute.com, “lui” segue me.
Ha visto in TL il mio tweet stanco, l’ha collegato alle offerte che fa, è entrato in contatto con me in modo divertente, ironico e, allo stesso tempo, promozionale.
Inutile dire che mi è subito venuta voglia di vedere che genere di offerte proponeva e mi sono rimasti particolarmente simpatici 🙂
La centralità del cliente, l’ascolto, l’interazione
Siamo subissati di pubblicità, offerte, promozioni, online e offline, tutti i giorni.
C’è chi preferisce cercare di vendere i propri prodotti seguendo i percorsi vecchi e sbiaditi dell’assillo continuo, dei siparietti pubblicitari a sproposito, delle mail mai richieste, dei volantini accartocciati nelle strade.
C’è invece chi ha capito, finalmente, quanto il consumatore oggi sia stanco di venir rincorso, quanto oggi scelga in modo più consapevole (vd: ZMOT) e quanto il sentirsi ascoltato e riconosciuto come essere umano, più che come compratore, sia di fondamentale importanza per le sue decisioni di acquisto.
Ikea e LastMinute.com hanno fatto semplicemente questo: riconoscere un potenziale cliente, ascoltarlo, interagire con lui con un linguaggio umano, reale, vicino al proprio interlocutore.
Esserci, quando è il caso di esserci.
Ascolto, interazione, linguaggio umano.
Credo siano le parole chiave per ogni attività, commerciale e non, che voglia superare questa crisi endemica ed uscirne più forte di prima.