Fare il Social Media Manager oggi è tutt’altro che cosa semplice: non solo perché la concorrenza spietata sta dietro l’angolo, ma anche e soprattutto perché, se non si hanno le giuste basi e preparazione, è molto difficile far capire il valore del proprio lavoro… e venir visti come “i ragazzetti che gestiscono gli account social” (per i quali si vuole spendere poco!) ne è la diretta conseguenza.
D’altra parte non è nemmeno semplice per gli imprenditori, se non adeguatamente preparati, sapere se il Social Media Manager che hanno ingaggiato è solo un abile venditore di fumo o uno specialista in grado di far crescere il loro business.
Come fare a distinguere tra il SMM (Social Media Manager) professionista e il Cugggino?
Ecco le 5 attività che il primo svolge nel proprio lavoro quotidiano e che ci aiutano nel distinguo.
1. Analisi, obiettivi e strategia, il Social Media Plan
Ti fideresti di un dietologo che ti rifila una dieta senza averti fatto domande o analizzato la tua situazione?
Allo stesso modo, non ci dovremmo fidare di chi inizia a gestire i nostri social account senza prima aver analizzato la situazione di partenza, il brand, relativi punti di forza e personas, stabilito degli obiettivi da raggiungere e condiviso una strategia, proprio perché ogni azienda è unica e ha bisogno di un progetto personalizzato per raggiungere il successo con i social.
Il professionista fa proprio questo, indipendentemente dal fatto che lavori con piccole, piccolissime o grandi aziende, ovvero stila un Social Media Plan e lo condivide con il cliente/capo prima di partire: l’operatività infatti porta risultati nel tempo solo se governata da una strategia, senza contare che l’approvazione da parte del committente è fondamentale prima di “iniziare i lavori”, pena incomprensioni, errori e la pubblicazione di contenuti nei quali il brand non si rispecchia.
Gestire il Social account di un’attività significa mettersi nei suoi panni, comprenderne identità, valori, punti di forza, di debolezza e potenzialità, come è possibile fare tutto questo senza fare un’analisi? E come è possibile farlo in ottica di business senza impostare degli obiettivi concreti e una strategia?
2. KPI, i migliori amici del professionista
Non c’è Social Media Marketing senza KPI. E gli unici KPI del SMM fatto bene non possono e non devono essere follower, like, commenti, condivisioni e, in generale, metriche di engagement.
Definire degli obiettivi significa anche e soprattutto definire degli Indicatori di Performance (KPI) ovvero identificare le metriche più importanti della nostra attività e analizzarle periodicamente per capire se stiamo raggiungendo i risultati che ci siamo prefissati.
A differenza del Cugggino, che si limita a contare like, commenti e condivisioni, il professionista valuta con il cliente quali sono gli obiettivi da darsi (Aumentare la notorietà del brand? Favorire la considerazione di acquisto? Incrementare le richieste di informazioni? i contatti acquisiti? I clienti?) e, come spieghiamo nel corso Social Media Basics, ne verifica periodicamente il raggiungimento.
Definire fin da subito gli obiettivi, inoltre, mette anche al riparo da delusioni cocenti e permette fin da subito di tarare le aspettative:
c’è chi crede che i Social Media siano il Re Mida del marketing, che basti lanciare qualche campagna per vedersi arrivare clienti a frotte e non è di certo un’aspettativa realistica dalla quale partire.
3. Il preventivo personalizzato e dettagliato
Fare un preventivo dettagliato non solo ti permette di distinguerti dalla concorrenza e dimostrare la tua professionalità, ma anche di evitare incomprensioni in itinere
Quanti post sono previsti a settimana? Quante Stories? I contenuti vengono forniti dal cliente (es. foto, video) o dal professionista? Il budget per le ads è incluso o c’è una cifra consigliata da investire a parte? Sono previsti servizi aggiuntivi come shooting, attività di email marketing e co.? É prevista la gestione dei messaggi e dei commenti, in quali orari?
Il professionista sa che stilare un preventivo di Social Media Marketing come si deve non è fondamentale solo per dar valore al proprio lavoro (e dimostrare quante attività comporta), ma anche per evitare pericolosi misunderstanding (“pensavo il budget per le Ads fosse già incluso…”).
Liquidare il preventivo con un generico “gestione account Instagram per tot tempo” dà l’idea di un’attività “piccola”, semplice e di scarso valore, per la quali certamente in molti faticherebbero a pensare che servano centinaia di euro al mese. Perché farsi un autogol del genere?
4. Il budget media, una condizione essenziale per avere risultati
Come dico spesso, prevedere un tot da investire in campagne pubblicitarie, specialmente quando parliamo di Facebook e Instagram, non è solo importante, ma andrebbe previsto da contratto.
Il professionista sa bene quanto la Portata Organica – il numero di persone che si raggiungono gratuitamente nei social – negli anni si sia progressivamente abbassata e come sia indispensabile investire in Facebook e Instagram Ads con costanza se si vogliono ottenere risultati concreti nel breve, medio e lungo termine, come contatti, richieste di informazioni e vendite.
Pensare di poter raggiungere obiettivi di business continuamente nel tempo senza ads è impossibile e solo se si è scarsamente preparati – o si lavora grazie alla totale ignoranza del committente, che ci lascia in mano gli account social senza troppe domande – si può pensare di intraprendere un’attività di questo tipo.
I Social Media per le aziende non sono gratis, questo il professionista del Social Media Marketing lo sa più che bene, così come sa anche che non basta mettere ogni tanto “in evidenza” i post, ma diversificare con campagne differenti per far conoscere il brand, stimolare l’interesse dei potenziali clienti, accompagnarli all’acquisto eccetera.
5. Il Piano Editoriale ben definito e strategico
Per avere risultati con i social è necessario coinvolgere le persone e per coinvolgerle è indispensabile offrire loro contenuti pertinenti, interessanti ed efficaci, come spiego ai miei studenti.
Questo il Social Media Manager professionista lo sa bene, ecco perché una delle principali attività sulle quali si concentra è la creazione di un piano editoriale sostenibile in grado di far raggiungere al brand i propri obiettivi di business, coinvolgendo gli utenti, appunto.
Educarli tramite tutorial, intrattenerli con contenuti di valore come ricette, novità, racconti o avvicinarli al brand raccontandone i dietro le quinte e le modalità di lavoro sono solo alcuni dei metodi che si possono utilizzare per creare una community e accompagnarla all’acquisto.
Il Social Media Manager professionista sa inoltre che ogni social ha le proprie peculiarità, che certamente si possono pubblicare contenuti cross-channel (es. lo stesso Reel su Facebook e Instagram), ma ogni spazio ha i suoi linguaggi e strumenti specifici, come l’uso della geolocalizzazione, dei tag e degli hashtag.
Va da sé quindi che NON è Social Media Marketing:
- proporre contenuti generici, magari supportati da immagini e video stock (sono le scarse interazioni e conversioni a darvi la misura di quanto poco funzionano!)
- pubblicare SOLO post promozionali (usare i social come fossero una vetrina è uno dei peggiori errori che si possano fare)
- pubblicare lo stesso identico contenuto sempre e ovunque (es. il medesimo post di Instagram su Facebook con 50 hashtag)
- pubblicare contenuti “simpatici”, ma totalmente disallineati dal posizionamento e dai valori del brand (fare i simpaticoni non sempre è la migliore strada!)
Fare SMM come si deve significa impersonificare un brand nei Social, cucire un vestito intorno a esso che il più possibile lo valorizzi e ne faccia emergere l’unicità; un piano social fatto di messaggi generici, autoreferenziali e scarsamente coinvolgenti è quanto di più lontano ci sia dal fare questa attività come si deve.
Non solo saranno gli algoritmi a penalizzarlo, ma gli utenti stessi, ignorandone beatamente i contenuti.
Essere un Social Media Manager, cosa significa davvero
Come spiego a più riprese nei miei libri e come ho cercato di spiegare in oltre 11 anni di divulgazione, essere un Social Media Manager significa non solo aggiornamento ed esperienza sul campo continua, ma anche analisi, strategia e un forte orientamento agli obiettivi di business: solo così è possibile veder riconosciuta la propria professionalità e l’importanza del proprio lavoro.
Viceversa, venir trattati come quelli che “gestisco gli account social” e si dilettano passando il tempo su Instagram è una possibilità più che concreta; ma, anziché dare interamente la colpa a un ecosistema che non riconosce mai i meriti del prossimo, forse dovremmo chiederci cosa facciamo noi per dimostrare il valore del nostro lavoro.