Perché nessuno considera il mio blog aziendale?

Perché nessuno considera il mio blog aziendale?

E quindi hai saputo che il blog è un ottimo strumento per far conoscere la tua impresa, intercettare potenziali clienti e dare una manina santa alla SEO.

Lo hai aperto, ti sei spremuto come un limone cercando di capire cosa raccontare e hai iniziato a scrivere post, sperando che Google Analytics ti mostrasse i frutti del tuo lavoro e magari si palesasse qualche cliente che “guarda un po’!”  ti aveva conosciuto proprio grazie a uno splendido articolo che avevi scritto.

Invece niente.

Sì, magari qualche visita in qua e là, un paio di Mi Piace messi da amici e da simpatizzanti, ma tutto sommato, questo stramaledetto blog stenta a decollare.

Perché? Dove ho sbagliato?

Vediamo se, tra questi tipi di blog, trovi proprio quello che più si avvicina al tuo e magari ti aiuto a capire dove è il problema 😉

 

a) Il tuo è un “blog poco-bello-da-vedere” : malvestito, malnutrito e a volte un po’ ingrato

La leggenda narra che chiunque si possa svegliare una mattina, aprire un blog gratuitamente e iniziare a scrivere cose nel web.

Ciò è decisamente vero, peccato che tra le milioni di persone e imprese che ogni giorno decidono di aprire un blog quelle che “sfondano” sono una misera, miserrima parte.

Soprattutto se il tuo blog è poco curato, con testi sciattamente formattati, colori buttati casualmente a destra e a manca, impossibile da navigare e di difficile interpretazione (“si ma questo di preciso, cosa tratta?”).

E’ fondamentale il primo impatto che ha l’utente con ciò che vede e la coerenza che deve cogliere tra le singole parti, ma soprattutto dona un senso di autorevolezza e professionalità il trovarsi davanti un sito web gradevole e, soprattutto, comprensibile.

Se poi ci metti il fatto che ti ricordi ogni morte di Papa di rispondere ai commenti e ringraziare chi si è prodigato a scrivere sì, sei anche un po’ ingrato, decisamente non rivisitare più.

 

b) Il tuo è un “blog asociale”: scrive l’azienda, condivide l’azienda…e solo l’azienda!

C’è una grande verità nel Web 2.0 che pare scontata, ma di fatto non lo è:

da solo non vai da nessuna parte.

Se non costruisci relazioni, se non interagisci con chi potrebbe essere interessato a ciò che proponi e mantieni questo legame arricchendolo di giorno in giorno, sarà estremamente difficile che qualcuno ti consideri e sia disposto ad ascoltarti.

Prima di aprire il mio blog ed iniziare a scrivere sono stata mesi a osservare e, soprattutto, ascoltare.

Ho cercato di capire con chi sarebbe stato importante relazionarmi nel mio settore, non solo per farmi conoscere, ma per imparare.

Ho capito quanto sia fondamentale il circolo virtuoso di rapporti che nasce intorno ad un blog e cresce insieme ad esso.

Da soli non si va da nessuna parte!

 

c)Il “blog nato per caso”: senza una strategia, un piano editoriale, un obbiettivo

Il blog nato per caso è figlio del “mah, qualcosa da raccontare l’abbiamo, buttiamolo lì e vediamo che succede”.

Senza una strategia, un piano editoriale e soprattutto, un obbiettivo (cosa intendi fare? Fornire informazioni specifiche di settore? Tutorial? Approfondimenti correlati a prodotti/servizi che offri anche tu?) è estremamente difficile “far partire” il proprio blog.

Occorre ascoltare, capire quali domande manifeste o latenti i nostri target potrebbero avere e, soprattutto, capire quale contributo di valore possiamo apportare noi come azienda al mare magnum di informazioni che il web offre.

 

d)”Il fantastico blog della pubblicità”…non è che stai esagerando?

Ci sono diversi modi per monetizzare  il proprio blog, come spiega bene Riccardo Esposito in Esiste la professionalità nel mondo del blogging?, tra questi ci sono il circuito Adsense o l’Affiliate Marketing.

Ma certe azioni vanno condotte cum granu salis: non c’è niente di peggio dell’entrare in un blog che promette l’informazione che cercavi e trovare una quantità incredibile di finestre pop-up, interruzioni pubblicitarie nel testo e banner commerciali che lampeggiano ovunque.

Esagerare in questo senso non aumenterà di certo i tuoi introiti provenienti da queste pratiche (la gente scappa!) ma inciderà in modo negativo sull’esperienza dell’utente, diminuendo la possibilità che torni o inviti altri a conoscerti.

 

e)”Il blog copia-e-incolla”: una strada spianata verso il successo (o anche no)

La fantastica idea che molte aziende hanno in mancanza di tempo e voglia di creare contenuti di valore, è quella di prendere a giro pezzi di testo scritti da altri e farne dei post.

Oltre al fatto che a Google questa pratica non piace per niente (ti consiglio a tal proposito l’interessantissimo articolo di PennaMontata “Copywriter non copiare e non rimaneggiare testi. O Google si arrabbia”), se ti beccano sei finito.

E’ finita la tua reputazione, la tua credibilità e autorevolezza:

ci sono aziende che pagano fior di quattrini ogni anno a blogger professionisti che scrivano per loro contenuti originali e di qualità e la sensazione di déjà vu che ha il visitatore quando visita le tue pagine di sicuro non lo invoglia a tornare.

Less is more.

Magari scrivi meno, magari non scrivere per niente (crea un blog se e solo se sei sicuro di saperlo gestire e fornire quel qualcosa in più che in Rete non c’è) , ma non fare il giochetto ridicolo del copia e incolla.

Prima o poi ti beccano.

E se ti beccano, sei finito.

 

Ti ho suggerito alcuni motivi per i quali il tuo blog viene poco considerato, ricordati che, soprattutto parlando di piccole imprese, è molto difficile che un blog nasca oggi e domani sia già nei più seguiti del settore.

Il blog può essere un ottimo canale di traffico qualificato per il nostro sito corporate, ma occorre tempo, costanza, monitoraggio continuo e, soprattutto, la capacità di cogliere cosa e come può davvero interessare i nostri target.

 

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Veronica Gentili

Imprenditrice digitale, speaker, consulente e formatrice specializzata in Social Media Marketing e autrice di 4 libri best seller di settore. Veronica è considerata come uno dei maggiori esperti di Social Media Marketing in Italia e tra i 50 professionisti più influenti in ambito Ad-tech al mondo.

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