Ciao Mark.
Stavo leggendo un articolo de La Repubblica (è una testata giornalistica italiana, dicono vada per la maggiore) e, mentre stavo seguendo la storia del 9% di profili falsi su Facebook, mi sono imbattuta nelle seguenti affermazioni (pare ad opera della tua società):
” (…) abbiamo recentemente perfezionato e migliorato i nostri metodi per riconoscere quelli che definiamo duplicati o falsi account (…) Abbiamo team appositi che monitorano costantemente e rimuovono gli account falsi per rendere l’esperienza su Facebook la più autentica possibile per le persone e per gli inserzionisti”
Manca poco cado dalla sedia.
Coooooooosa?!
Orsuvvia Mark, parliamone.
Diciamo che lì, a Palo Alto, siete di manica molto larga per quanto riguarda la creazione di account falsi.
Partiamo dalla definizione di account falso quale credo che sia: account non corrispondente nei dati immessi e nelle informazioni generiche fornite a persona fisica (roba che, tra l’altro, chiarite molto bene di curare nei termini d’uso del social...che ovviamente non si legge mai nessuno).
E se capisco che abbiate non poche difficoltà nell’individuare gli uomini baffuti e pelosi dietro i profili di ragazze incredibilmente belle che chiedono l’amicizia qui e là a maschietti di tutto il globo terrestre (d’altra parte se non ve li segnalano le vittime sfigate di tale pratica non sono semplici da scoprire), mi sfugge quale sia la difficoltà nel rendersi conto che, verosimilmente, nessuno fa di nome “Bar” e di cognome “Da Gino”.
Nessuno si chiama “Hotel”, “Palestra” o “Ristorante” e ti assicuro che ce ne sono un bel po’, sia in Italia che altrove.
No, pare proprio che non vigili nessuno su questa pratica diffusa di crearsi profili personali a nome aziendale e spammare come se non ci fosse un domani messaggi commerciali, eventi martellanti, tag sulle foto di prodotti.
Per te sono potenziali acquirenti di Facebook Ads perduti, per la gente sono dei rompiscatole, per loro stessi sono un’incredibile occasione persa di intercettare nuovi clienti e fidelizzarne di acquisiti in modo corretto ed efficace.
Perché, lo sappiamo benissimo Mark, Facebook è diventata la naturale estensione della vita quotidiana di 955 milioni di persone.
Ti connette con le persone della tua vita, eppure nessuno vigila affinché questo medium formidabile venga usato nel modo corretto.
T’assicuro (se vuoi ti giro un paio di profili che mi sono apparsi ultimamente tra “le persone che potresti conoscere”, sai le risate) che ci sono aziende con centinaia di dipendenti e fatturati milionari che se ne stanno lì, nella loro oasi felice di spam da profilo personale.
Ora, io capisco che se non ti vengono segnalati in massa, non puoi scoprire i profili doppi corrispondenti a persone, quelli degli uomini baffuti dietro alle foto delle super-figus e quelli degli zozzoni/e dai nomi improbabili tipo “Dolce gattino”, “Piccolo Pensierino”, “Lunatica fantastica” che non conoscono l’esistenza di altri piattaforme di dating per zozzeggiare.
Però.
Però.
Non dire che avete “team appositi che monitorano e rimuovono gli account falsi”, perché il buon Facebook è strapieno di account falsi lasciati liberi e felici di mal-socializzare.
Soprattutto aziende e attività, commerciali e non, che magari avrebbero bisogno di una sollecitazione anche da parte vostra per capire come funzionano i giochi.
E continuano a star lì, nella loro oasi felice di spam ed engagement fatto male.