Se bazzichi spesso gruppi, pagine e siti che trattano di web marketing e social media marketing, ti sarai imbattuto in questi due termini: influencer e fuffologo.
Spesso, a mio avviso, usate in modo improprio e fuorviante, racchiudono la grande verità del Web 2.0:
potenzialmente tutti possono diventare un punto di riferimento per il proprio settore, potenzialmente tutti possono crearsi uno spazio in cui sparare cazzate.
La democrazia della Rete, insomma.
E mentre le aziende si affannano per trovare influencer e portarli dalla “propria parte”, la Rete, intesa come gruppo di persone che ogni giorno abita il mondo digitale, cerca di espellere i fuffologi che fanno solo rumore e soldi sulle spalle di persone/imprese sprovvedute ed ingenue.
Ma cosa è un influencer?
E cosa rappresenta un fuffologo?
L’Influencer: definizione spesso storpiata e vuota di significato
Individuals who have the power to affect purchase decisions of others because of their (real or perceived) authority, knowledge, position, or relationship.
Degli “Influenzatori” in Rete si parla spesso; Questi Influencer sconosciuti, Influencer, ci si può basare solo sul punteggio Klout?, Chi sono e cosa fanno gli “influencers” sono solo alcuni interessanti articoli sul tema.
Gli Influencer vengono raccontati sovente come individui che hanno acquisito autorevolezza e prestigio tanta da potersi permettere di influenzare le decisioni di acquisto e le opinioni di altre persone e per questo ritenuti fondamentali da imprese & co. che vogliano promuoversi in Rete attraverso canali privilegiati.
In realtà questa definizione, che mi ricorda tanto gli Opinion Leader del modello Two-step flow of communication (Lazarsfield), mi piace fino ad un certo punto, proprio per la passività, figlia dei media tradizionali, che porta con sé;
una migliore definizione dell’Influencer è quella che venne fuori assieme a Giovanni Vitale e altri professionisti del settore nel gruppo Social Media Italy di Facebook alcuni mesi fa:
una persona che fornisce contenuti di valore riguardo a un certo settore.
L’Influencer è quindi una figura importantissima nel web, che si è guadagnata rispetto e attenzione da parte della sua nicchia, fornendo informazioni utili, spunti di riflessione in modo costante e ponderato.
Bada bene, in realtà tutti possiamo essere influencer di qualcosa e qualcuno anche off-line, solo che in Rete è più semplice travalicare i limiti spaziali e temporali che il quotidiano ci pone davanti.
L’Influencer è la nostra euristica digitale, qualcuno che seguiamo perché sappiamo competente e preparato circa un determinato argomento, una scorciatoia che ci permette di raggiungere le conoscenze e le novità di cui abbiamo bisogno in modo più rapido e con un atto di fiducia implicito:
se l’ha detto lui significa che è vero. (E purtroppo, non sempre è così)
Proprio in questo sta il potere di queste figure che, potendo incidere sulla scelta di chi legge, vengono continuamente ricercate da aziende che intendono affermare i loro prodotti e servizi nel loro settore di competenza.
E’ ovvio che tutti abbiamo i nostri influencer, l’importante è non sospendere mai il senso critico verso ciò che ci raccontano:
sono persone, soggette a sbagliare e, soprattutto, accade che qualcuno approfitti della fiducia accordatagli per trascendere in bieche marchette travestite da sconsigli spassionati.
Tralascio volutamente la parte dedicata ai “misuratori di influenza” (Klout, PeerIndex & co), spesso sopravvalutati e tremendamente imperfetti.
Il fuffologo: mille sfumature di niente
A mio avviso è fuffa cedere nel fanatismo, è fuffa attaccarsi al numero dei followers nei social network dimenticando che devono essere i “contenuti” il vero elemento caratterizzante e premiante, è fuffa chi si ritiene o si atteggia ad influencer dimenticando che nel web sono influenti le community e non i singoli, è fuffa esser colti dalla sindrome del like quale elemento di valutazione.
(Massimo Melica – comment on GeekTrends)
Oltre all’interessantissimo post di Alessandro Vitale “Fuffologia: Dai Blog Ai Social Network Al Marketing Minimale” e l’altrettanto interessante post di GeekTrends dal titolo “I Fuffologi non esistono!“ non ho trovato definizioni specifiche del termine.
Se guardiamo alla parola “fuffa” scopriamo che denota “la tipica lanetta che si forma nei tessuti e che in genere si rimuove poiché anti-estetica” e la “merce dozzinale, di scarsissimo o nessun valore”: qualcosa di inutile.
Personalmente credo che la parola “fuffologo” possa essere ricondotta a due tipi di personaggio che abitano il Web e che spesso si sovrappongono:
- il soggetto che, complice una buona abilità oratoria (e anche un buon numero di follower), si presenta come professionista competente del settore. In realtà i suoi discorsi sono basati sul nulla, le sue teorie poggiano su conoscenze lacunose e storpiate, ma contribuisce a mantenere alto il livello di entropia digitale (ciò che è stato genialmente definito dall’amico Giovanni Scrofani come“katzing”).
- il cialtrone, semplicemente. Una persona che sa poco e niente di web marketing e social media marketing, ma, complice la crisi e la richiesta di mercato circa i servizi inerenti, cerca di guadagnare il più possibile, spesso sulle spalle di imprese e professionisti poco informati e sprovveduti.
La figura del fuffologo può essere applicata ai più svariati ambiti, ma è forse nel settore digitale che trova il suo habitat naturale, proprio per la possibilità di espressione ed esposizione che offre.
Sia il fuffologo che l’influencer rappresentano due figure interessanti e dibattute del web 2.0, che descrivono in tutta la sua democraticità;
ora dimmi, hai qualche definizione aggiuntiva da suggerire?