I siti web che fanno male al business

“E che mi ci vuole a farti un sito web?! Ci penso io!!”

Dice il figlio del vicino con la passione per il computer.

 

“Guarda che io il sito me lo sono fatto da solo in 5 minuti..lo puoi fare anche te!”

Dice il barista, fornendoti un link a una piattaforma dove ti puoi fare e gestire un sito a 2,99 al mese.

 

Olé.

 

Ahimé, la nozione fondamentale per le imprese, piccole e grandi, secondo la quale il sito web è, ad oggi, il tuo biglietto da visita pubblico per eccellenza, non è ancora diffusa come dovrebbe;

c’è ancora chi crede che non abbia tutta questa importanza essere online, oppure che la abbia, ma in modo marginale, tanto che non meriti in un gran dispendio di soldi, attenzione e risorse umane.

Perché, ogni giorno, migliaia e migliaia di persone, potenzialmente, cercano su Google proprio la tua attività.

Cercano una pizzeria a domicilio, un ristorante per celiaci, un hotel con vista mare, un parrucchiere che applichi un certo tipo di extensions, uno stabilimento balneare vicino casa loro, un fotografo d’interni o un negozio di abbigliamento che venda proprio la marca che hai tu, ma tu non ci sei quando ti cercano.

O se ci sei, non ti trovano (qui entra in gioco il fondamentalissimo SEO che non tratterò in questa sede, ma sappi che è, come detto, davvero fondamentale per farti trovare da chi sta cercando proprio la tua attività).

O se ti trovano, non riescono a reperire nel tuo sito ciò che vanno cercando e lo abbandonano.

Perché?

Cerchiamo di vedere quali tipologie di sito web non solo non attirano il potenziale cliente, ma lo allontanano infastidito, della serie “qui non ci metterò, nè digitalmente nè fisicamente, mai più piede”.

 

1. L’arcobaleno esploso

GIF animate, titoli scritti in giallo e bordati di rosso e font diversi per ogni contenuto (portato all’eccesso: tipo questo).

E poi colori, colori e ancora colori.

Magari, un bel testo di 40 righe scritto in giallo su sfondo arancione.

O scritto in bianco su sfondo grigio.

Parliamone.

Generare confusione nell’utente che sta visitando il nostro sito è la cosa peggiore che possiamo fare:

non solo gli faremo avvertire una sensazione di fastidio di cui capirà o non capirà il motivo, ma che inciderà sicuramente nella scelta di continuare o meno la navigazione del nostro sito, ma gli sarà difficile trovare l’informazione che sta cercando.

Il nostro occhio cerca ordine ed armonia per natura e si sta sempre più abituando a layout semplici e lineari, siti web coerenti nel loro stile, dove ogni elemento è facilmente riconoscibile, nel quale si cerca di facilitare la vita all’utente e, soprattutto, la ricerca dei contenuti.

(Vedi Facebook e Google ai quali accediamo spesso: se per ogni contenuto usasse un font diverso e un colore diverso e mi facesse roteare una scritta o un oggetto continuamente davanti in ogni pagina che guardo, sicuramente non ci passerei la maggior parte del mio tempo online -.-)

 

2. Il Nascondino Digitale

L’utente deve trovare ciò che cerca nel tuo sito in 2 massimo 3 clic.

Google ci ha abituati a trovare velocemente ciò che andiamo cercando sul web, il tuo sito deve consentire a chiunque di poter aver accesso alle informazioni che cerca in modo rapido.

Che stia cercando il tuo numero di telefono, la mappa per raggiungerti, le foto delle stanze che offri o i servizi specifici che metti a disposizione, poco importa:

se il sito non è in grado di “rispondere” alla domanda che gli sto facendo in modo efficace e veloce, andrò da un’altra parte.

Questo significa fornire all’utente un menù chiaro e ben visibile che risponda alle principali domande “chi sei”, “dove sei”, “cosa fai”, “come contattarti”, con più sottomenù (in base a quanti servizi offri) e almeno una barra con i link ai contenuti più ricercati e, se hai molte pagine, un motore di ricerca interno.

Non c’è niente di più odioso del giocare a nascondino con un informazione che non vuole farsi trovare;

snerva chi si trova davanti allo schermo e spesso lo porta ad abbandonare l’interazione con il tuo sito anche se era interessato a ciò che aveva da proporgli.

 

3. La piccola fiammiferaia

Lì giace, triste e abbandonato.

Non viene aggiornato perché è l’ultima ruota del carro e “non c’è tempo per stargli dietro”.

E quindi se ne sta lì in un angolo, mendicando l’attenzione di chi gli passa davanti, cercando timidamente di proporre qualcosa, ma senza troppa convinzione.

Ecco, insieme all’ Arcobaleno Esploso e al Nascondino Digitale, il sito modalità Piccola Fiammiferaia è un errore madornale:

perché si vede che non gli viene prestata attenzione, con quelle offerte datate Natale 2011, i link corrotti e le pagine “under construction” da mesi.

“Se tu non ti interessi alla tua azienda sul web, perché mai lo dovrei fare io?!” penserà la persona che ci capiterà, navigando.

Come dargli torto.

E un sito in questo modo non solo è un pessimo biglietto da visita per l’utente che lo trova casualmente, ma lo è soprattutto per il potenziale cliente che, magari, sta cercando di contattarti.

 

 

Queste sono solo alcune tipologie di siti web che non solo non servono a niente, ma, come biglietti da visita stropicciati e scritti a mano, non giovano alla tua immagine di azienda, qualunque tu ne voglia dare.

Lo vedi anche tu, qualunque attività, sia in Italia che all’estero, commerciale e non, sta iniziando a capire l’importanza non solo di essere online, ma esserci in modo efficace e produttivo.

 

Per quale motivo bruciarsi la possibilità di avvicinare nuovi clienti e mantenersi quelli consolidati?

 

Concludo con un punto fondamentale del Cluetrain Manifesto, un invito all’azione per tutte le imprese di oggi:

Abbiamo di meglio da fare che preoccuparci se riuscirete a cambiare in tempo.

Il business è solo una parte della nostra vita.

Sembra essere invece tutta la vostra.

Pensateci: chi ha bisogno di chi?

 

 

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Veronica Gentili

Imprenditrice digitale, speaker, consulente e formatrice specializzata in Social Media Marketing e autrice di 4 libri best seller di settore. Veronica è considerata come uno dei maggiori esperti di Social Media Marketing in Italia e tra i 50 professionisti più influenti in ambito Ad-tech al mondo.

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