
Negli ultimi mesi Instagram ha continuato a smontare, pezzo dopo pezzo, molte delle convinzioni storiche su cui si è basata la crescita dei profili. L’ultima conferma è arrivata in modo piuttosto netto: gli hashtag vengono ridotti a un massimo di 5 per post.
Non è un test, non è una voce di corridoio. È una posizione ufficiale e soprattutto è coerente con il modo in cui la piattaforma funziona oggi.
Il problema è che molti continuano a usare gli hashtag come se fossimo nel 2017. E il risultato è sempre lo stesso: aspettative alte, risultati bassi.
Vediamo quindi cosa cambia davvero, a cosa servono gli hashtag oggi e come usarli in modo sensato nel 2025.
Instagram riduce gli hashtag: cosa significa davvero
La prima cosa da chiarire è questa: Instagram non sta penalizzando chi usa più hashtag, ma sta rendendo sempre più marginale il loro impatto sulla distribuzione dei contenuti.
Mosseri lo dice chiaramente: pochi hashtag mirati funzionano meglio di una lunga lista di tag generici.
Ma soprattutto sottolinea un punto chiave che spesso viene ignorato: gli hashtag aiutano la ricerca, non aumentano la copertura.
Tradotto in modo semplice: gli hashtag servono a dare contesto al contenuto, non a farlo esplodere.
Se un post non funziona senza hashtag, non funzionerà nemmeno con 30 hashtag messi in fondo alla caption.
Perché gli hashtag non aumentano la reach
Qui serve fare un po’ di pulizia concettuale.
Come ho spiegato dettagliatamenteLa distribuzione dei contenuti su Instagram oggi si basa principalmente su:
- comportamento degli utenti
- segnali di interesse
- interazioni nelle prime ore
- coerenza tematica del profilo
Gli hashtag non sono più una leva di spinta, ma al massimo un elemento di classificazione. Possono aiutare Instagram a capire di cosa stai parlando, ma non sostituiscono un contenuto rilevante.
Ecco perché hashtag generici come #love, #instagood o #marketing non solo non aiutano, ma spesso sono completamente inutili. Sono troppo ampi, troppo vaghi e non raccontano nulla né del contenuto né del pubblico a cui ti rivolgi.
Come scegliere gli hashtag nel modo giusto nel 2025
Se il limite è cinque, quei cinque devono avere un senso preciso.
La logica corretta non è più chiedersi “quali hashtag mi fanno fare più visualizzazioni”, ma quali parole chiave descrivono davvero ciò che pubblico e a chi mi rivolgo.
Il punto di partenza non è l’hashtag in sé, ma il contenuto. I temi che tratti abitualmente, i problemi che risolvi con i tuoi post e il linguaggio che utilizza il tuo target sono gli elementi da cui partire. Quando questi aspetti sono chiari, gli hashtag smettono di essere un’aggiunta forzata e diventano una naturale estensione del testo.
Non qualcosa da inserire alla fine “perché va fatto”, ma parole coerenti con ciò che stai comunicando.
In molti casi ha perfettamente senso inserire gli hashtag direttamente all’interno della caption. Non perché “funzionino meglio” in termini di reach, ma perché aiutano a rafforzare la chiarezza semantica del post e rendono più esplicito il contesto del contenuto.
Meglio lavorare sulle parole chiave, non sugli hashtag
Il vero cambio di paradigma è questo: Instagram oggi ragiona sempre più come un motore di ricerca.
Questo significa che le parole che utilizzi contano molto più degli hashtag che inserisci in fondo al post. Contano nel testo della caption, nei sottotitoli dei reel, nella bio, nei nomi delle rubriche e nei contenuti ricorrenti che pubblichi nel tempo.
Se definisci con attenzione le parole chiave del tuo brand e le utilizzi in modo coerente, gli hashtag diventano quasi un dettaglio secondario. Non spariscono, ma smettono di essere il fulcro della strategia.
È esattamente ciò che emerge anche dalle slide: il focus va spostato su ciò che conta davvero, ovvero contenuti di qualità, pensati e costruiti per le tue target persona.
Il takeaway operativo
Se oggi stai ancora cercando “la lista di hashtag che funziona”, probabilmente stai guardando il problema dal lato sbagliato.
Nel 2025 ha senso usare pochi hashtag, coerenti e specifici, evitare quelli generici e fuori contesto e investire molto di più nella qualità dei contenuti e nelle parole che scegli di usare nei testi.
La visibilità non passa più dagli hashtag.
Passa dalla capacità di parlare alle persone giuste, nel modo giusto, con contenuti che abbiano davvero qualcosa da dire.
E no, nessun hashtag può sostituire questo lavoro.
